L’ incontro organizzato dall’ Associazione “Sisma”, aderente al
Coordinamento Nazionale “No Triv”, dal titolo “Le attività petrolifere nell’area nord
della Basilicata e nel Vulture Melfese – Alto Bradano + Vino –
Petrolio”, nell’ambito della tre giorni della VII edizione di “Cantinando”, ha
avuto il seguente svolgimento.
La discussione è
stata introdotta da Giuseppe Macellaro, facilitatore del Coordinamento No Triv Italia,che ha tracciato una breve
sintesi rispetto alla situazione attuale a partire dalle scelte operate dal
Governo Nazionale in carica (Approvazione decreto Liberalizzazioni e decreto
Sviluppo), evidenziando il recente cambiamento politico in tema di concessioni
dei permessi di ricerca e prospezioni petrolifere in Basilicata all’indomani
dell’approvazione della cosiddetta “moratoria sulle nuove perforazioni”, sottolineando
che il tema, sia a livello di istituzione regionale, sia a livello di enti
locali, risente fortemente dei luoghi comuni creati da una battente campagna
mediatica, che possono far credere che il pericolo sia scampato dopo la recente
“moratoria” voluta dal presidente De Filippo. In realtà il comma sette dell’art
19 del recente assestamento di bilancio (ora legge regionale n. 16), confligge
con quanto prevede l’art 16 del Dl “liberalizzazioni” e con l’art 38 del dl
“sviluppo” del 2012. La materia si inscrive infatti nell’annoso e complesso contenzioso
tra Stato e Regione sul tema della gestione concorrente dell’energia definito
nel Tit V della Costituzione, che ad oggi numerose sentenze hanno fatto pendere
sul piatto della bilancia dalla parte dello Stato. E’ importante quindi tenere
alta l’attenzione, ben sapendo che gli effetti della cosiddetta “moratoria”
devono essere verificati alla prova di costituzionalità da parte della Consulta
e che ogni singolo permesso di ricerca deve essere valutato in itinere, dal
momento che ovviamente le compagnie minerarie non saranno disposte a soccombere
e saranno sempre pronte a ricorrere alla giustizia amministrativa in presenza
di dinieghi delle intese da parte della Regione che oggi giudichiamo deboli dal
punto di vista giuridico.
Insomma, quella
del petrolio in Basilicata è una partita ancora aperta, che deve far tenere
alta l’attenzione non abbassando la guardia, così come dimostrano le situazioni
dove già si estrae petrolio e gas, con notevoli ed impattanti problematiche
ambientali e nefaste conseguenze sulla salute umana.
Successivamente è stato fatto il punto sui permessi di ricerca
petrolifera nell’area del Vulture: la richiesta di permesso avanzata lo scorso
anno dalla società mineraria texana Aleanna Resources, denominata “Palazzo San
Gervasio” (470 Kmq) e la recente richiesta “la Bicocca” della società Delta
Energy (156 Kmq). Sono stati affrontati i diversi aspetti della questione sotto
il profilo economico ed ambientale per la presenza nell’area dell’Aglianico del
Vulture, vino doc, delle acque minerali di pregio, della produzione olearia di
pregio, dei castagneti.
Infine, prima di
passare la parola ai Sindaci intervenuti - quello di Barile e quello di Rionero
in Vulture - è stato precisato che all’incontro erano stati invitati i sindaci
di:
Acerenza, Atella,
Bella, Cancellara, San Chirico Nuovo, Forenza, Ginestra, Maschito, Melfi,
Oppido, Palazzo San Gervasio, Pietragalla, Rapone, Rapolla, Ripacandida, San
Fele, Tolve, Venosa, in quanto rappresentati dei comuni interessati dai
permessi.
Erano stati
invitati altresì il Presidente del Consiglio Regionale Vincenzo Folino ed il
Presidente della Giunta Regionale Vito De Filippo.
Tutti i soggetti
su menzionati non hanno ritenuto opportuno far pervenire notizia alcuna rispetto
alla propria presenza o assenza.
E’ intervenuto
quindi il sindaco di Barile, Mecca, il quale ha sottolineato le vocazioni
agricole di qualità del territorio di Barile che, purtuttavia, presenta delle
criticità ambientali sulle quali bisogna vigilare. Mecca si è dichiarato
disponibile a proporre e far approvare in Consiglio Comunale una delibera che
dichiari con motivazioni le opposizioni ai due permessi di ricerca in oggetto.
Successivamente
ha preso la parola Il sindaco di Rionero in Vulture, Placido, il quale ha
sottolineato nel proprio intervento come oggi sia assente una programmazione
regionale che assecondi le vocazioni naturali dei territori del Vulture Alto
Bradano.
Bisogna stare attenti – ha rimarcato Placido –
a non cadere nell’errore di considerare che oggi il pericolo è scampato e che
quindi ognuno possa ritenersi immune dall’occupazione del territorio da parte
delle compagnie minerarie. Abbiamo l’esigenza di far recuperare credibilità
alla politica – ha continuato Placido – che oggi non offre un buon esempio, dal
momento che il presidente della giunta regionale non ha chiarito il senso
della moratoria e soprattutto a quale modello di sviluppo pensa per la Regione
Basilicata. Lo stesso ha concluso proponendo che di tali questioni (situazione
Vulture Melfese) se ne discuta all’ interno dell’ Area programma con i sindaci
degli altri comuni.
A tal proposito
il Coordinamento si è impegnato a dare il proprio apporto tecnico lì dove sia
ritenuto necessario da parte dei Sindaci intervenuti.
Successivamente
sono intervenuti i seguenti partecipanti:
Franco Botte,
insegnante di Rionero, ha analizzato il contesto di crisi politico/economica in
cui si colloca l’azione del governo centrale, che in sinergia con le lobbies ed
i partiti compiacenti svolge di fatto un’opera di depotenziamento dei poteri
degli enti locali, mirando di fatto al depotenziamento dell’efficacia del
tessuto e delle dinamiche democratiche sociali complessive, prefigurando un
allarmante scenario di tipo autoritario.
Vito L’Erario ed
Antonio Bavusi (OLA) hanno fatto rilevare le incongruenze dei comportamenti istituzionali
sul permesso Palazzo San Gervasio con l’esclusione della VIA da parte della
Regione, che di fatto aprirebbe le porte alle ricerche petrolifere della
compagnia, che ha ramificazioni societarie anche a Matera. E’ importante che
gli enti del territorio riprendano una programmazione locale oggi assente, come
quella di istituire un’area protetta nell’area del Vulture, invece incagliatasi
nei veti incrociati di alcuni comuni e della Regione Basilicata.
Provocatoriamente alla giornata del vino la Ola ha portato sul
tavolo di Cantinando due bottiglie di vino del Feudo
Memorandum con
etichette provenienti dalle aree di estrazioni del petrolio (vedi foto) con lo
scopo di sollecitare i produttori locali a scrollarsi dal torpore che deve
lasciare il posto ad un protagonismo, non vincolato cioè alla politiche
regionali di assistenza e più legato invece alle radici del territorio ed alle attività
economiche tradizionali, come l’Aglianico del Vulture, l’olio, i prodotti
ortofrutticoli.
Una provocazione
che la Ola auspica possa essere colta in positivo dai soggetti economici, nello
spirito di quanti amano sinceramente la propria terra e sanno che è obbligo
morale difenderla e difendere i prodotti che oggi produce, facendo sentire la
propria voce.
Isabella Torre,
insegnante, ha denunziato il gap tra iniziativa dal basso ed opportunismo
generalizzato della rappresentanza politica istituzionale sempre finalizzata
alla riproduzione del consenso elettorale, ma sempre più lontana dalla capacità
e volontà di interpretare i reali bisogni sociali, dicendosi preoccupata per il
silenzio di numerose associazioni e di larghe fette di cittadinanza.
Francesco Masi di
No Triv ha ribadito la necessità che la carovana antitrivelle sia capace di far
maturare sempre più la coscienza critica dei cittadini e soprattutto delle istituzioni
territoriali, proponendo di organizzare nelle aree del Vulture Melfese colpite
da richieste di permesso per le prospezioni di idrocarburi una manifestazione a
carattere regionale da tenersi entro la metà del prossimo Ottobre capace di
saper tenere insieme i no alle trivellazioni, a Fenice, al progetto di
discarica a S. Nicola di Melfi, in vista della manifestazione nazionale area
Sud deliberata a Pisticci lo scorso Luglio, per dimostrare di saper concretamente
coniugare le diverse realtà del territorio italiano colpito da scelte governative sbagliate e dannose.
Marcello,
studente universitario di Rionero, ha proposto di coniugare con iniziative dirette
condivise la lotta contro il diktat delle trivellazioni con la lotta contro
altre emergenze ambientali, quali la presenza nell’area di discariche di
amianto ed inceneritori.
Donato Mazzeo, ex
amministratore di Barile, ha invece parlato delle contraddizioni che oggi
esistono e del fatto che l’amministrazione attuale non fa quello che va fatto
per salvaguardare la salute dei cittadini di Barile e l’ambiente. Un tema molto
spesso usato solo di facciata che però non trova atti conseguenziali nelle
pubbliche amministrazioni che i cittadini devono rendere trasparenti.
E’ intervenuto
quindi il prof. Michele Latorraca, enologo e professore dell’Unibas, che ha
evidenziato il ruolo della salvaguardia ambientale, che va attuata con
monitoraggi costanti, evidenziando il ruolo dell’Arpab, che pur in possesso di
strumentazioni avanzate non offre un servizio adeguato alle esigenze non solo
dei vitivinicoltori, ma anche ai cittadini. Nel Vulture Alto Bradano sono
presenti emergenze ambientali – ha detto Vitale – come Fenice e le sue
emissioni inquinanti andrebbero monitorate di continuo con analisi non di parte
e disponibili. L’inquinamento delle falde idriche dovuto a Fenice – ha aggiuto
- richiede un processo di autodepurazione che può durare secoli, mentre
per provocarlo sono bastati soltanto pochi anni.
Paolo
Baffari, responsabile dell’Associazione “Potenza Attiva” - evidenzia il
problema di effettiva criticità della tenuta democratica delle relazioni
sociali, perchè si privano le comunità locali della libertà e del diritto di
decidere sul proprio futuro e sulla propria vita. Le istituzioni e questa
classe politica e dirigente – ha continuato Baffari – drogate di PIL e di
potere, non sono più in grado di darci rassicurazioni, nè di rappresentarci e
tutelarci, perchè sono del tutto intrise di questa ideologia del mercato capitalista
e di un governo autoritario e gerarchico. Perciò il cambiamento deve nascere
dal basso – ha detto Baffari - dalle reti di movimenti, associazioni e
cittadini che stanno nascendo e proliferando anche qui in Basilicata. Possiamo
cambiare questo progetto nefasto e sperare in un futuro più umano; ma
, per fare questo, dobbiamo cercare, noi per primi, di disintossicarci dalla
cultura capitalista, individualista e materialista di cui siamo intrisi, anche
inconsapevolmente, cancellando egocentrismi, interessi personali e privati,
gelosie e invidie, protagonismi e quant’altro ci rende non credibili, deboli e
divisi tra di noi, con l’auspicio di trovare occasioni di confronto e di crescita
continui nel tempo.
Giusy Vitacca ha portato
la testimonianza sulle estrazioni a Calvello ed ha parlato dell’esperienza di “SOS
Lucania” negli anni 90, all’inizio delle ricerche e delle estrazioni di
petrolio in Val d’Agri, dove le compagnie hanno prodotto un deserto umano,
oltre che ambientale, con danni irreparabili quali addirittura la chiusura di
alcune sorgenti, invitando a perseverare nell’attività di sensibilizzazione e
di organizzazione.
Carmela Lapadula,
co-fondatrice No Triv, che ha parlato della sua esperienza a Gorgoglione, paese
natale, che vive oggi un vero e proprio dramma causato dal petrolio e dalle sue
venefiche emissioni, che rischia di cancellare per sempre gli affetti ed i
legami con la propria terra di origine.
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