Montella
– La Regione Puglia, l’Acquedotto Pugliese e le Autorità di Bacino Liri
Garigliano e Volturno e della Puglia dovranno convergere con i vertici
regionali campani per interpellare il Ministero per l’Ambiente e
bloccare la progettazione di ricerca del greggio al Mise.
Il sindaco di
Montella e presidente dell’Ats Ferruccio Capone annuncia alla platea di
Castel Baronia di ieri la richiesta formulata in occasione della
riunione di Bari di giovedì scorso, a cui hanno preso parte oltre ai
vertici istituzionali citati, anche gli amministratori di Calitri,
Bisaccia, Andretta e Conza della Campania, richiamando l’attenzione
sulla necessità di intervento delle Autorità di Bacino e dell’Aqp. Dopo
la moratoria ottenuta dal consiglio regionale campano, Capone chiede di
replicare alla Puglia, chiamando in causa anche i vertici regionali
lucani a sostegno della difesa del suolo, sottosuolo e risorse
strategiche naturali.
“Sono stato ascoltato dai vertici dell’Aqp e dall’assessore ai lavori
pubblici Fabiano Amati, e sono stato incaricato di trasferire tutta la
documentazione prodotta per consentire una piena consapevolezza della
questione” spiega il presidente dell’Ats. “L’obiettivo stabilito dal
tavolo, è riportare la questione al Ministero dell’Ambiente, e
contrastare il piano programmatico del Ministero per lo Sviluppo
Economico, con una revoca dei progetti di ricerca”. Il sindaco si dice
pronto ad ospitare la prossima riunione concertativa a Montella, non
appena i vertici istituzionali pugliesi produrranno la documentazione
richiesta.
Le rappresentanze istituzionali hanno chiesto garanzie sul
mantenimento degli Accordi di Programma in materia idrica. “Serve una
riunione congiunta interregionale per revocare il progetto Gesualdo 1, e
impedire ulteriori scempi in Basilicata. È necessaria e urgente una
netta opposizione ad ogni rischio di inquinamento della superficie e del
sottosuolo: si rischia oltretutto di compromettere i lavori della
Pavoncelli bis, e si moltiplica il rischio sismico. È facilmente
dimostrabile che con una trivellazione di 2mila metri si intercettano le
falde acquifere”. I bacini sotterranei del comprensorio, che nascono
dal Parco dei Monti Picentini si estendono in tutti i comuni della
Provincia, fino al Sannio. “Le trivellazioni potrebbero inquinare tutti i
nostri immensi serbatoi e compromettere milioni di metri cubi di acqua
potabile e per uso irriguo. Solo una strategia comune con Enti Locali e
istituzioni può produrre una sintesi tecnica sull’idraulica e la
geologia del posto”, ha concluso.
domenica 3 marzo 2013
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