domenica 3 marzo 2013

Tavolo a Roma sul petrolio, Capone: Puglia con noi

Montella – La Regione Puglia, l’Acquedotto Pugliese e le Autorità di Bacino Liri Garigliano e Volturno e della Puglia dovranno convergere con i vertici regionali campani per interpellare il Ministero per l’Ambiente e bloccare la progettazione di ricerca del greggio al Mise.
Il sindaco di Montella e presidente dell’Ats Ferruccio Capone annuncia alla platea di Castel Baronia di ieri la richiesta formulata in occasione della riunione di Bari di giovedì scorso, a cui hanno preso parte oltre ai vertici istituzionali citati, anche gli amministratori di Calitri, Bisaccia, Andretta e Conza della Campania, richiamando l’attenzione sulla necessità di intervento delle Autorità di Bacino e dell’Aqp. Dopo la moratoria ottenuta dal consiglio regionale campano, Capone chiede di replicare alla Puglia, chiamando in causa anche i vertici regionali lucani a sostegno della difesa del suolo, sottosuolo e risorse strategiche naturali.
“Sono stato ascoltato dai vertici dell’Aqp e dall’assessore ai lavori pubblici Fabiano Amati, e sono stato incaricato di trasferire tutta la documentazione prodotta per consentire una piena consapevolezza della questione” spiega il presidente dell’Ats. “L’obiettivo stabilito dal tavolo, è riportare la questione al Ministero dell’Ambiente, e contrastare il piano programmatico del Ministero per lo Sviluppo Economico, con una revoca dei progetti di ricerca”. Il sindaco si dice pronto ad ospitare la prossima riunione concertativa a Montella, non appena i vertici istituzionali pugliesi produrranno la documentazione richiesta.
Le rappresentanze istituzionali hanno chiesto garanzie sul mantenimento degli Accordi di Programma in materia idrica. “Serve una riunione congiunta interregionale per revocare il progetto Gesualdo 1, e impedire ulteriori scempi in Basilicata. È necessaria e urgente una netta opposizione ad ogni rischio di inquinamento della superficie e del sottosuolo: si rischia oltretutto di compromettere i lavori della Pavoncelli bis, e si moltiplica il rischio sismico. È facilmente dimostrabile che con una trivellazione di 2mila metri si intercettano le falde acquifere”. I bacini sotterranei del comprensorio, che nascono dal Parco dei Monti Picentini si estendono in tutti i comuni della Provincia, fino al Sannio. “Le trivellazioni potrebbero inquinare tutti i nostri immensi serbatoi e compromettere milioni di metri cubi di acqua potabile e per uso irriguo. Solo una strategia comune con Enti Locali e istituzioni può produrre una sintesi tecnica sull’idraulica e la geologia del posto”, ha concluso.

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