giovedì 28 marzo 2013

Reggio Emilia. No Triv contrari a rilascio autorizzazioni

Pubblicato su Reggionline (vedi articolo originale)

CORREGGIO (Reggio Emilia) – “Il principio di precauzione che l'Unione Europea raccomanda di perseguire impone, a nostro parere, di non rilasciare autorizzazioni a qualsivoglia progetto di ricerca e sfruttamento del sottosuolo”. Così l’associazione Ambiente e Salute di Correggio e San Martino in Rio risponde all’azienda australiana Po Valley, la quale aveva richiesto una valutazione dell’impatto ambientale del progetto di ricerca idrocarburi “Cadelbosco di Sopra”.

Diverse le osservazioni messe in campo dal Movimento No Triv reggiano sul progetto, che consiste nella realizzazione di tre pozzi esplorativi nel comune di Correggio. “L'area è già stata sfruttata da Eni, che ha abbandonato l'attività poiché coi metodi tradizionali di estrazione non c'è più convenienza economica – si legge in una nota diffusa in serata, firmata da da Associazione Ambiente e Salute di Correggio e S.Martino in Rio e dal Movimento No Triv provincia di Reggio Emilia  - L'area di ricerca è un'area agricola, e quindi possono essere arrecati danni alle attività agricole, e non solo, a causa dei rischi di inquinamento delle falde acquifere”.La zona, inoltre, “è a distanza ravvicinata da abitazioni sparse e dal centro abitato di Canolo – continua la nota - e si trova molto vicino all'area di riequilibrio ecologico nota come oasi di Budrio”.Il territorio, inoltre, sarebbe particolarmente fragile dal punto di vista geologico, e il ministero dell’Ambiente lo avrebbe “già definito inidoneo alla realizzazione di un serbatoio sotterraneo di gas”. Il progetto, infine, “contrasta con il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale della Provincia di Reggio Emilia, della Convenzione Europea del Paesaggio, del Piano Paesistico Regionale e della Legge Regionale 20/2000 – continua la nota – e le royalties e la fiscalità a favore degli enti locali è sicuramente di gran lunga inferiore alle spese che si dovranno sostenere per le opere di ripristino del territorio”. Non da ultimo, poi, va considerato il tema del rischio sismico della zona, che “rende ancora più pericolose queste attività. Nel testo delle Osservazioni – continua la nota - abbiamo anche affrontato il tema della sismicità indotta. Esistono sia aree sismiche che aree asismiche, ma poiché proprio in aree asismiche sono stati rilevati dei terremoti chiaramente imputabili alle attività antropiche, quali l'estrazione di idrocarburi o l'iniezione sotto pressione di gas nel sottosuolo, se ne deduce che anche in zone sismiche le stesse attività possono generare dei sismi, che a loro volta possono innescare terremoti di faglia. Se da un lato risulta impossibile attribuire tutta la responsabilità di un terremoto all'attività antropica, dall'altro non si può nemmeno con certezza escluderlo, riteniamo quindi che il principio di precauzione che l'Unione Europea raccomanda sempre e comunque di perseguire, imponga, a nostro parere, di non rilasciare autorizzazioni a qualsivoglia progetto di ricerca e sfruttamento del sottosuolo”.Ottenuta la vicinanza dei comuni interessati alle concessioni e della Provincia, i comitati auspicano anche che gli enti “mantengano le promesse fatte di opporsi ai diversi progetti di ricerca con tutti i mezzi in loro possesso”.

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