sabato 23 marzo 2013

Irpinia. Petrolio, il Comitato all’attacco


Pubblicato su Ottopagine.net (vedi articolo originale)

I comitati non si fidano fino in fondo della via istituzionale per fermare le trivelle. Seppur con accenti diversi, i due principali fronti di opposizione territoriale, quelli di Nusco e Gesualdo, il giorno dopo l’annuncio di un emendamento ‘irpino’ alla Finanziaria campana del 2013, tendente nella sostanza a fermare i progetti di ricerca dal 2008 in poi (nel Sannio e in Irpinia), hanno alzato nuovamente i toni. Il Comitato di Alfonso Faia ha esplicitamente espresso le proprie riserve e perplessità sulla reale efficacia di qualunque iniziativa politica (la lettera è integralmente riportata in basso).
Ribadendo la necessità del coinvolgimento popolare alla battaglia per fermare il progetto di ricerca petrolifera in Alta Irpinia e nell’Ufita, Faia chiede all’opinione pubblica di non distrarsi, in vista di un cammino ancora lungo prima dell’agognato traguardo, lo stralcio dell’Irpinia dalla mappa mineraria nazionale. Per il fronte di Gesualdo, sorto negli stessi luoghi dove dovrebbe essere realizzato lo scavo di un pozzo profondo duemila metri, finalizzato ad individuare e definire la portata del giacimento di idrocarburi, l’attenzione è già rivolta alle decisive audizioni presso gli uffici della Regione Campania.
«Tecnici, manager e ingegneri della società interessata al ‘petrolio in Irpinia’, interpellati più volte, hanno dichiarato e continuano a farlo con sfrontatezza che non c’è nessuna pericolosità per l’ambiente e per la salute», scrivono in una nota, che accompagna alcune tabelle tratte dalla ‘Via’. «Sono dichiarazioni in contraddizione con i loro stessi studi di Valutazione di Impatto Ambientale presentati dalle stesse società ai Comuni, alla Provincia e alla Regione», chiariscono, esibendo dati stralciati proprio dallo studio oggetto di valutazione.
«E’ arrivato il momento di evidenziare i rischi che oggi si vogliono minimizzare», attaccano. Il Comitato esprime la propria preoccupazione non solo per le ricerche, ma rispetto all’insediamento eventuale di una industria del petrolio. «Se sono vere le promesse di sviluppo di queste società, come mai la Basilicata con 460 pozzi estrattivi e con una popolazione pari a quella irpina, oggi risulta essere la regione più povera con i tassi più alti di emigrazione, inquinamento e incidenza tumorale?», si chiedono.

Articolo di Christian Masiello

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