La provincia di
Reggio Emilia, così come il resto dell'Emilia Romagna, è nel mirino delle
Compagnie Petrolifere.
Alla ricerca di
metano e petrolio peraltro di
scarsa qualità, tra istanze in corso per ottenere i permessi di ricerca
idrocarburi e permessi già concessi, con la cittadinanza intera che
ignora il fatto che domani , un qualsiasi cittadino potrebbe ritrovarsi
la raccomandata della Compagnia Petrolifera che, - forte di leggi che
considerano il sottosuolo un bene dello STATO - invade letteralmente il nostro
territorio per installare trivelle mostruose e vasche per contenere i
fanghi usati per le perforazioni e rifiuti di certo non ecologici e di dubbio
smaltimento.
Cosa succede una
volta trovato il gas o il petrolio nei nostri terreni, vicino alle nostre case ?
Dopo le trivelle arrivano tubi e impianti per la desolforazione, (il
metano ha bisogno di essere depurato. La più dannosa tra le impurità è
senz'altro lo zolfo che bruciando produce anidride solforosa e in
presenza di umidità provoca il fenomeno delle piogge acide, responsabili di
malattie polmonari, della rovina delle piante e del deterioramento di qualsiasi
cosa sia esposto all'aria aperta) provocando altro inquinamento in un'area,
quella emiliana, che è già fortemente inquinata !
Oltre al
pericolo di incidenti irreversibili, di inquinamento
delle falde acquifere e di sversamento di idrocarburi nei campi agricoli, si
aggiunge l'aumento della subsidenza, ovvero l'abbassamento del terreno,
laddove nella bassa colpita dai violenti terremoti del 2012, anche gli impianti
di sollevamento acque di Mondine e San Siro – che ci hanno sempre salvato dagli
allagamenti nei periodi di forte pioggia (a Moglia e San Benedetto Po)
sono fuori uso e gravemente danneggiati dal sisma. In caso di piena del Po o di
Secchia ed Enza,
già ora siamo in balìa anche di questo rischio, figuriamoci se dovessimo
permettere ad una Compagnia petrolifera straniera di farci andare tutti
sott'acqua quando sappiamo che un nuovo impianto con idrovore per salvare la
bassa dagli allagamenti sarebbe un'opera faraonica e costosissima che lo STATO
ora non è
assolutamente in grado di finanziare !
Per la zona della
Val d'Enza, gli idrocarburi vengon ricercati in zone collinari soggette a
frane, laddove esistono Castelli del 1400, e fauna protetta.
A tutto questo,
aggiungiamo il rischio sismico, in una zona che ha già manifestato piu'
volte negli anni la sua sismicità in un territorio fragile e fortemente
antropizzato. Rischio sismico che potrebbe derivare – per una buona parte della
scienza non negazionista- sia dal disequilibrio causato dall'estrazione di
idrocarburi non adeguatamente compensati nel sottosuolo , sia dalla reiniezione
dei fluidi di scarto in presenza di faglie, peggio se attive ed in grado di
generare già senza la mano dell'uomo violenti terremoti !
La zona di
Correggio e limitrofe, dopo il sisma del 1996 è stata interessata da vari
fenomeni di scavernamento dei piani di campagna, visibili ad occhio nudo, e da
faglie superficiali. A dimostrazione della fragilità del territorio
reggiano.
La nostra Emilia,
famosa nel mondo per la bontà dei propri prodotti agro-alimentari, per chiese
storiche, Castelli, Rocche antiche, per il lambrusco, il parmiggiano- reggiano
dei nostri caseifici, per i paesaggi così diversi e meravigliosi, dal Po
all'Enza, dai vigneti ai pereti, subirebbe una devastazione irreparabile ed un
danno di immagine notevole. Non vogliamo diventare come la BASILICATA
!
Le nostre case, i
nostri terreni, le nostre attività subirebbero anche un deprezzamento
economico dalla presenza di una pompa estrattiva. Chi mai vorrebbe comprare
un domani una casa vicina ad una pompa petrolifera o ad un centro Oli, o vicina
ad una torcia che brucia gas giorno e notte ?
Il gioco non vale
la candela. Le quantità stimate di idrocarburi nella nostra zona sono così basse
che non migliorerebbero di una virgola il fabbisogno energetico ! Non c'è nessun
interesse nazionale da preservare se non il ritorno economico delle compagnie
petrolifere che pagano royalties (TASSE sugli idrocarburi estratti )
vergognosamente basse rispetto ai danni che causano ! E tra l'altro tasse che
finiscono nella maggior parte nelle tasche della REGIONE e in minima parte dei
COMUNI che subiscono l'impatto negativo maggiore ! Nessun cittadino avrà
benefici economici dall'estrazione di idrocarburi, nessuno di noi avrà sconti in
bolletta, non ci saranno nuovi posti di lavoro dato che il settore petrolifero
si appoggia a personale esperto e qualificato !
Laddove AGIP ed
Eni negli anni hanno già esplorato i nostri territori, già estratto quello che
si poteva e rinunciato all'estrazione estrema di quel poco rimasto, l'unico
sistema per estrarre le ultime riserve - per le quali la
terra ha già detto BASTA - sono le violente stimolazioni a base di acidi,
fratturazioni, pozzi orizzontali, spari con esplosivi nel sottosuolo, iniezioni
di acqua in pressione. Tutte attività estremamente impattanti che nulla
hanno a chè vedere con il rispetto - ancorchè minimo -
del nostro sottosuolo !
Dalla bassa
reggiana alle colline, siamo tutti coinvolti.
Noi diciamo NO.
Non vogliamo che nessuno violenti la nostra terra.
Diciamo NO a
Edison, Terracon, Po Valley, Aleanna Resources, San Leon, Hunt Oil
!!!
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