Per la moratoria delle estrazioni a mare ed a terra

Garantire la salute, l'ambiente, il territorio, le economie delle comunità

No al massimo sfruttamento delle risorse

Per la fuoriuscita dalla economia degli idrocarburi

No alla privatizzazione delle risorse energetiche

che regala a pochi le ricchezze e lascia devastazioni e rischi ambientali

Per un uso sostenibile del territorio

le energie rinnovabili al servizio di un'economia dei beni comuni

Per il diritto sovrano a decidere

no ai modelli autoritari della liberalizzazione delle risorse

domenica 20 gennaio 2013

Report del convegno di Viggiano



Segue il report del convegno tenutosi a Viggiano ieri mattina.

Nell’introduzione la Prof. Colella ha sottolineato il fatto che per la prima volta un convegno centra la propria attenzione sull’acqua e sulle notevoli conseguenze dell’attività estrattiva sulla sua qualità. La particolarissima condizione della Val d’Agri, infatti, è quella di ospitare sia il più grande giacimento petrolifero d’Europa che una  riserva idrica di grande consistenza.
Dopo i saluti del Sindaco di Viggiano, il geologo prof. Ortolani ha evidenziato i notevoli pericoli dell’attività estrattiva in relazione a possibili azioni sismiche. Le perforazioni vengono infatti effettuate senza una preventiva ed accurata indagine geologica, con il rischio di inserire la trivella all’interno di una faglia e di provocare il movimento delle masse attigue e la  possibile estensione dell’attività sismica ad aree notevolmente più ampie. Il Prof. Ortolani ha sottolineato inoltre  l’inadeguatezza delle norme vigenti che prescrivono soltanto la valutazione dell’impatto ambientale del singolo pozzo, ignorando completamente ciò che accade sul territorio a seguito dell’interazione fra perforazioni  differenti e non molto distanziate fra loro. Il loro impatto complessivo, infatti, risulta essere di gran lunga maggiore della somma dell’impatto dei singoli pozzi. Egli ha infine sottolineato  la scarsissima compatibilità fra le estrazioni petrolifere e la presenza di popolazioni e beni naturali insostituibili come acqua e terreni fertili, sostenendo che l’unico luogo adatto ad attività di questo tipo è il deserto.
Il prof. Romagnoli,  associato di Petroleum Engineering,  era assente.
Il prof. Civita, ordinario di idrogeologia, ha esordito sottolineando l’importanza del bene acqua per la stessa sopravvivenza del genere umano e l’assoluta necessità di evitarne ogni possibile inquinamento o depauperamento.  L’acqua dolce, infatti, è sempre più scarsa e molti prevedono che nel 2025 si verifichi una crisi idrica mondiale con conseguenze letali per gran parte dell’umanità. La difesa dell’acqua dovrebbe essere, quindi, la vera battaglia campale del prossimo secolo.
Il Prof. Civita ha poi illustrato alcune nuove metodologie e tecnologie per il monitoraggio e la protezione puntuale e territoriale delle riserve idriche di superficie e di profondità evidenziando la necessità che il monitoraggio sia dell’aria che dell’acqua venga effettuato con un gran numero di centraline opportunamente posizionate. Esiste, infatti, il rischio che la singola centralina non venga raggiunta dagli inquinanti e che, quindi, non sia in grado di registrare danni già esistenti .
La prof. Colella, geologo, ha descritto con ampiezza il lavoro di  analisi delle acque della diga del Pertusillo condotte insieme al ten. Di Bello, fornendo dati dettagliati da cui emerge la presenza di metalli pesanti ed idrocarburi in corrispondenza di due piccoli affluenti posti a valle di un pozzo di reiniezione.
La Prof. Colella ha inoltre  sottolineato ulteriormente la necessità che la Val d’Agri dedichi grande attenzione alla tutela del proprio grande patrimonio idrico, costituito da 650 sorgenti, 23 corsi d’acqua e 16 fra invasi e traverse.
Il geologo Dott. D’Eclesiis ha comunicato alcune osservazioni teoriche sul rapporto fra sviluppo e teorie economiche: il liberismo è favorevole ad uno sviluppo tout-court in quanto sostiene che qualsiasi perdita di beni naturali potrà essere compensata dall’evoluzione tecnologica; le teorie di tipo sociale parlano di uno “sviluppo sostenibile” che può essere perseguito entro limiti ben definiti derivanti dalla disponibilità di beni naturali; soltanto le teorie ecologiste antepongono la conservazione della natura allo sviluppo sostenendo la necessità di salvaguardare non soltanto i beni naturali disponibili ma anche le loro riserve destinate alla conservazione dell’ecosistema.
Il Dott. Laghi, vicepresidente di ISDE Italia (Associazione di Medici per l’Ambiente) ha parlato dei rischi per la salute derivanti dall’inquinamento ambientale riportando dati di correlazione fra patologie, inquinamento e stili di vita e sottolineando le modifiche genetiche, trasmissibili per via ereditaria, operate dall’inquinamento.

Pomeriggio (che avvilimento!):
5 minuti a testa per i rappresentanti delle “associazioni ambientaliste” polisportiva Viggiano (………….), EHPA (Giuseppe Di Bello), Coordinamento Regionale Acqua Pubblica (io), Comitato contro il petrolio dell’alta Irpinia (Nicola …….), No Triv Basilicata (Camilla  Nigro), movimento 5 stelle (………..)  e non mi ricordo chi altro, in cui si è manifestata in poche parole inevitabilmente incomplete la propria contrarietà alle attività petrolifere.
Ho utilizzato alcune delle poche parole che mi sono state concesse per comunicare la mia contrarietà all’esiguo spazio riservato a movimenti ed associazioni di cittadini a cui è interamente ascrivibile il merito di aver evidenziato i problemi legati alle attività petrolifere.
Sen. Prof.  Romualdo Coviello, responsabile dello Sportello per lo Sviluppo di Viggiano: ha cantato le magnifiche sorti e progressive delle estrazioni petrolifere e della fantastica ed irripetibile occasione  di sviluppo offerta ad una terra con popolazioni ed amministrazioni arretrate.
Sindaci di Viggiano, Paterno e Spinoso: nessuna opposizione di principio al petrolio, ma richiesta di migliori condizioni contrattuali con le compagnie e poi di  monitoraggi, protezioni ambientali e …… quattrini. Valutazione della necessità di una maggiore integrazione fra le varie amministrazioni comunali, soprattutto dopo l’eliminazione delle comunità montane.
Rappresentante di ENI: ha presentato una pubblicazione-report, che mi sono guardata bene dal prendere, in cui si forniscono dati sull’attività in Basilicata; ha promesso che questi rapporti saranno pubblicati con maggiore frequenza.
Consigliere Regionale Dott. Enrico Mazzeo Cicchetti: ha detto che il petrolio ormai c’è e pensare di bloccarlo è velleitario. E’ altrettanto inutile redigere rapporti sulla salute delle popolazioni mettendo in correlazione tumori ed attività petrolifera perché gli effetti dell’inquinamento ambientale si vedono soltanto dopo decenni (!?). Servono solo maggiore attenzione, maggiore tutela ed un maggior numero di rapporti ENI.

Conclusioni:
Il prof. Civita ha ripetuto che la vera ricchezza della val d’Agri è l’acqua e non il petrolio.

La prof. Colella ha letto un documento redatto dai relatori (sul fondo), in cui essi dichiarano la propria disponibilità a costituire un gruppo di lavoro che fornisca gratuitamente un supporto tecnico-scientifico per lo studio e la protezione ambientale della valle.

Il sindaco di Viggiano, principale destinatario delle royalties, si è impegnato a promuovere un dialogo con l’amministrazione regionale perchè dia avvio all’attività del gruppo di lavoro ed ha dichiarato che, in assenza di risposte, assumerà direttamente l’iniziativa.
Intervento di Albina Colella:

INDICAZIONI CONCLUSIVE SCATURITE DAI RELATORI DEL CONVEGNO

Il dibattito condotto nell’arco della mattinata ha portato alla proposizione di una serie di indirizz
i operativi finalizzati alla costruzione di un percorso metodologico volto alla maggiore sostenibilità delle attività di ricerca e sfruttamento del Petrolio in Val d’Agri e in Basilicata e alla tutela delle risorse idriche autoctone di importanza strategica nazionale.
I relatori del Convegno auspicano che le istituzioni sappiano impegnarsi nella direzione di cogliere alcuni semplici obiettivi pratici sul piano tecnico-scientifico:

1) Creazione di una struttura di studio e ricerca unica che assommi i compiti di studio e controllo dello stato dell’ambiente evitando la frammentazione fra diversi enti con particolare riferimento alle risorse idriche strategiche di importanza nazionale e alle caratteristiche sismiche del territorio
2) Attraverso l’ausilio delle moderne tecniche di studio e modellazione degli acquiferi , in base anche agli studi scientifici finora eseguiti, è necessario giungere ad una quadro di dettaglio dell’idrogeologia dell’area finalizzata ad una valutazione specifica della vulnerabilità degli acquiferi e del loro rischio specifico di inquinamento in relazione alle attivita’ finora eseguite
3) Costruzione di un sistema unico di monitoraggio delle acque superficiali e sotterranee a supporto degli studi e indirizzato al rilevamento di nuovo “punto di bianco” relativo da cui partire per valutare gli effetti di eventuali aumenti di produzione
Appare inoltre necessario, a parere dei relatori, avviare una fase di ripensamento della normativa nazionale che sovraintende alle attività di esplorazione e sfruttamento adeguata allo stato delle conoscenze sismologiche più recenti con particolare riferimento alle faglie sismogenetiche attive, finalizzata a adeguare il livello di attenzione alla effettiva pericolosità sismica dei territori, nonché a tutelare le risorse idriche della Valle che rappresentano un patrimonio della Nazione.

Viggiano, 19 gennaio 2013

EMILIA: NO IDROCARBURI !


La provincia di Reggio Emilia, così come il resto dell'Emilia Romagna, è nel mirino delle Compagnie Petrolifere.
Alla ricerca di metano e petrolio peraltro di scarsa qualità, tra istanze in corso per ottenere i permessi di ricerca idrocarburi e permessi già concessi, con la cittadinanza intera che ignora il fatto che domani , un qualsiasi cittadino potrebbe ritrovarsi la raccomandata della Compagnia Petrolifera che, - forte di leggi che considerano il sottosuolo un bene dello STATO - invade letteralmente il nostro territorio per installare trivelle mostruose e vasche per contenere i fanghi usati per le perforazioni e rifiuti di certo non ecologici e di dubbio smaltimento.

Cosa succede una volta trovato il gas o il petrolio nei nostri terreni, vicino alle nostre case ? Dopo le trivelle arrivano tubi e impianti per la desolforazione, (il metano ha bisogno di essere depurato. La più dannosa tra le impurità è senz'altro lo zolfo che bruciando produce anidride solforosa e in presenza di umidità provoca il fenomeno delle piogge acide, responsabili di malattie polmonari, della rovina delle piante e del deterioramento di qualsiasi cosa sia esposto all'aria aperta) provocando altro inquinamento in un'area, quella emiliana, che è già fortemente inquinata !

Oltre al pericolo di incidenti irreversibili, di inquinamento delle falde acquifere e di sversamento di idrocarburi nei campi agricoli, si aggiunge l'aumento della subsidenza, ovvero l'abbassamento del terreno, laddove nella bassa colpita dai violenti terremoti del 2012, anche gli impianti di sollevamento acque di Mondine e San Siro – che ci hanno sempre salvato dagli allagamenti nei periodi di forte pioggia (a Moglia e San Benedetto Po) sono fuori uso e gravemente danneggiati dal sisma. In caso di piena del Po o di Secchia ed Enza, già ora siamo in balìa anche di questo rischio, figuriamoci se dovessimo permettere ad una Compagnia petrolifera straniera di farci andare tutti sott'acqua quando sappiamo che un nuovo impianto con idrovore per salvare la bassa dagli allagamenti sarebbe un'opera faraonica e costosissima che lo STATO ora non è assolutamente in grado di finanziare !

Per la zona della Val d'Enza, gli idrocarburi vengon ricercati in zone collinari soggette a frane, laddove esistono Castelli del 1400, e fauna protetta.

A tutto questo, aggiungiamo il rischio sismico, in una zona che ha già manifestato piu' volte negli anni la sua sismicità in un territorio fragile e fortemente antropizzato. Rischio sismico che potrebbe derivare – per una buona parte della scienza non negazionista- sia dal disequilibrio causato dall'estrazione di idrocarburi non adeguatamente compensati nel sottosuolo , sia dalla reiniezione dei fluidi di scarto in presenza di faglie, peggio se attive ed in grado di generare già senza la mano dell'uomo violenti terremoti !

La zona di Correggio e limitrofe, dopo il sisma del 1996 è stata interessata da vari fenomeni di scavernamento dei piani di campagna, visibili ad occhio nudo, e da faglie superficiali. A dimostrazione della fragilità del territorio reggiano.

La nostra Emilia, famosa nel mondo per la bontà dei propri prodotti agro-alimentari, per chiese storiche, Castelli, Rocche antiche, per il lambrusco, il parmiggiano- reggiano dei nostri caseifici, per i paesaggi così diversi e meravigliosi, dal Po all'Enza, dai vigneti ai pereti, subirebbe una devastazione irreparabile ed un danno di immagine notevole. Non vogliamo diventare come la BASILICATA !

Le nostre case, i nostri terreni, le nostre attività subirebbero anche un deprezzamento economico dalla presenza di una pompa estrattiva. Chi mai vorrebbe comprare un domani una casa vicina ad una pompa petrolifera o ad un centro Oli, o vicina ad una torcia che brucia gas giorno e notte ?

Il gioco non vale la candela. Le quantità stimate di idrocarburi nella nostra zona sono così basse che non migliorerebbero di una virgola il fabbisogno energetico ! Non c'è nessun interesse nazionale da preservare se non il ritorno economico delle compagnie petrolifere che pagano royalties (TASSE sugli idrocarburi estratti ) vergognosamente basse rispetto ai danni che causano ! E tra l'altro tasse che finiscono nella maggior parte nelle tasche della REGIONE e in minima parte dei COMUNI che subiscono l'impatto negativo maggiore ! Nessun cittadino avrà benefici economici dall'estrazione di idrocarburi, nessuno di noi avrà sconti in bolletta, non ci saranno nuovi posti di lavoro dato che il settore petrolifero si appoggia a personale esperto e qualificato !
Laddove AGIP ed Eni negli anni hanno già esplorato i nostri territori, già estratto quello che si poteva e rinunciato all'estrazione estrema di quel poco rimasto, l'unico sistema per estrarre le ultime riserve - per le quali la terra ha già detto BASTA - sono le violente stimolazioni a base di acidi, fratturazioni, pozzi orizzontali, spari con esplosivi nel sottosuolo, iniezioni di acqua in pressione. Tutte attività estremamente impattanti che nulla hanno a chè vedere con il rispetto - ancorchè minimo - del nostro sottosuolo !

Dalla bassa reggiana alle colline, siamo tutti coinvolti.
Noi diciamo NO. Non vogliamo che nessuno violenti la nostra terra.
Diciamo NO a Edison, Terracon, Po Valley, Aleanna Resources, San Leon, Hunt Oil !!!

giovedì 17 gennaio 2013

Presentazione a frigento del libro "Trivelle d'Italia"

 
Domani, 18 gennaio c.a. alle ore 18, sarà presentato a Frigento il libro Trivelle d'Italia nella sede dell'ex Palazzo De Leo. 
L'incontro è promosso dal Comitato No Trivellazioni petrolifere in Irpinia - Gesualdo (AV) nell'ambito delle iniziative di sensibilizzazione contro l'avvio delle ricerche petrolifere in Irpinia.
Vi aspettiamo numerosi.
Segue nota introduttiva.

martedì 15 gennaio 2013

Incontro a Carpignano Sesia

Divulghiamo l'invito realizzato dal Comitato DNT:

L'ora delle scelte
La Regione sta per esprimere il parere sul progetto Eni
Il territorio ha più volte e con chiarezza detto NO alle trivellazioni 
Difendiamo il nostro territorio!
Il Comitato DNT organizza un’assemblea pubblica aperta.
Parleremo:
• della recente riunione della Conferenza dei servizi
• delle prossime iniziative di mobilitazione
• della campagna “5 domande ai candidati al Parlamento”
Venerdì 18 gennaio 2013
Carpignano Sesia, Sala consiliare ore 21,15

Non mancate: dobbiamo essere tanti, dobbiamo essere uniti!

lunedì 14 gennaio 2013

Gas: Bei e Cdp finanziano Snam


Dopo il rischio sismico, ancora la provincia di Cremona: approvata la realizzazione di una centrale di compressione del gas a 500 metri dal centro del comune di Sergnano