Mentre
il ministro per le attivita’ produttive Passera insiste per la velocizzazione
delle procedure di estrazione in terraferma ed a pochi chilometri dalle coste
dell’intera penisola italiana in attesa di 15 miliardi di ricadute fiscali in 20
anni, il neoinsediato Presidente della Confindustria Lucana rilancia
sollecitando la velocizzazione in tempi record delle procedure autorizzative e
l’abbattimento di ogni vincolo burocratico.
Non una goccia di
petrolio, non un cm cubo di gas deve sfuggire all’onnivora filiera energetica
delle grandi multinazionali per fare cassa!
Mentre si
privatizzano trasporti, sanita’ e istruzione, mentre si sputa sull’esito
referendario di un anno fa ed in spregio alla diffusa e chiara volonta’ di
tutelare i beni comuni, il Governo Monti si appresta a svendere gran parte del
patrimonio storico - culturale del Paese, la partita del raddoppio delle
capacita’ di soddisfazione energetica si fa di giorno in giorno sempre piu’
imperativa quanto irrazionale, cominciando a produrre ulteriori effetti lesivi
sia sul piano occupazionale che sul piano delle opportunita’ ambientali,
producendo tagli consistenti agli incentivi per le rinnovabili.
Le
centrali Enel sono sottoutilizzate e, invece di incrementare la produzione dalle
temute rinnovabili, si tagliano gli incentivi per garantire agli “amici” i “cip
6” ed i certificati verdi.
20
anni sono davvero troppi, in una fase come questa, caratterizzata,
soprattutto dopo il “peak oil” del 2008 (anno del superamento dei picchi
estrattivi rapportati alla media della domanda energetica e di consumo costante
medio rapportato al fabbisogno energetico mondiale), da una rideterminazione
degli assetti geostrategici mondiali soprattutto intorno alle condizioni di
monopolio esercitate sul controllo dei giacimenti del gas.
In italia
l’Aspo (associazione internazionale per lo studio del picco del petrolio e del
gas) stima in 4 anni il risparmio del 20% massimo ipotizzato sui consumi
nazionali a fronte di un “atteso” raddoppio estrattivo; in soli 9 mesi, al netto
di tutto l’estraibile immaginabile, le potenzialita’ effettive di autonomia
energetica. l’utilizzo dei giacimenti delle energie fossili si contrappone
apertamente non solo allo sviluppo delle rinnovabili pulite, ma produce
nell’immediato il blocco degli investimenti in ricerca ed applicazione, senza
tra l’altro consentire la conservazione alle future generazioni di petrolio
quale composto organico utile per altre immaginabili (o non immaginabili)
applicazioni.
Chiediamo alle
associazioni, ai singoli, alle amministrazioni locali, alle organizzazioni
politiche, culturali, sindacali, di aderire con convinzione al percorso
costituente di un coordinamento nazionale contro le estrazioni, per l’energia
rinnovabile ecocompatibile, per la salute, per l’ambiente, quale momento
cruciale di riconoscimento reciproco e di alleanza strategica interregionale,
non solo a difesa del territorio, ma capace in prospettiva di invertire la
rotta, di segnare il passo di un fututro fondato su una scienza a servizio dei
bisogni sociali e non asservita agli interessi di pochi monopoli!
E' per
questo che ci e’ sembrato piu’ “naturale” invitare tutte e tutti in Basilicata;
nella terra al centro dei volumi produttivi di petrolio e gas piu’ consistenti
in terraferma in Europa; nella terra al centro del “memorandum” e dell’art 16;
nella terra dove l’acqua che disseta altre regioni e’ gia’ sporca di
idrocarburi; nella terra della Val Basento, dove a fine anni ’50 Enrico Mattei
lancio’ con le estrazioni l’appello al ritorno per gli emigrati straccioni e
dove oggi la societa’ russa “Geogastock” attende di riempire di gas russo i
vecchi caveau.
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