sabato 7 luglio 2012

Benvenut@

Mentre il ministro per le attivita’ produttive Passera insiste per la velocizzazione delle procedure di estrazione in terraferma ed a pochi chilometri dalle coste dell’intera penisola italiana in attesa di 15 miliardi di ricadute fiscali in 20 anni, il neoinsediato Presidente della Confindustria Lucana rilancia sollecitando la velocizzazione in tempi record delle procedure autorizzative e l’abbattimento di ogni vincolo burocratico.
Non una goccia di petrolio, non un cm cubo di gas deve sfuggire all’onnivora filiera energetica delle grandi multinazionali per fare cassa!


Mentre si privatizzano trasporti, sanita’ e istruzione, mentre si sputa sull’esito referendario di un anno fa ed in spregio alla diffusa e chiara volonta’ di tutelare i beni comuni, il Governo Monti si appresta a svendere gran parte del patrimonio storico - culturale del Paese, la partita del raddoppio delle capacita’ di soddisfazione energetica si fa di giorno in giorno sempre piu’ imperativa quanto irrazionale, cominciando a produrre ulteriori effetti lesivi sia sul piano occupazionale che sul piano delle opportunita’ ambientali, producendo tagli consistenti agli incentivi per le rinnovabili.
Le centrali Enel sono sottoutilizzate e, invece di incrementare la produzione dalle temute  rinnovabili, si tagliano gli incentivi per garantire agli “amici” i “cip 6” ed i certificati verdi.
20 anni sono davvero troppi, in una fase come questa, caratterizzata, soprattutto dopo il “peak oil” del 2008 (anno del superamento dei picchi estrattivi rapportati alla media della domanda energetica e di consumo costante medio rapportato al fabbisogno energetico mondiale), da una rideterminazione degli assetti geostrategici mondiali soprattutto intorno alle condizioni di monopolio esercitate sul controllo dei giacimenti del gas.
In italia l’Aspo (associazione internazionale per lo studio del picco del petrolio e del gas) stima in 4 anni il risparmio del 20% massimo ipotizzato sui consumi nazionali a fronte di un “atteso” raddoppio estrattivo; in soli 9 mesi, al netto di tutto l’estraibile immaginabile, le potenzialita’ effettive di autonomia energetica. l’utilizzo dei giacimenti delle energie fossili si contrappone apertamente non solo allo sviluppo delle rinnovabili pulite, ma produce nell’immediato il blocco degli investimenti in ricerca ed applicazione, senza tra l’altro  consentire la conservazione alle future generazioni di petrolio quale composto organico utile per altre immaginabili (o non immaginabili) applicazioni.
Chiediamo alle associazioni, ai singoli, alle amministrazioni locali, alle organizzazioni politiche, culturali, sindacali, di aderire con convinzione al percorso costituente di un coordinamento nazionale contro le estrazioni, per l’energia rinnovabile  ecocompatibile, per la salute, per l’ambiente, quale momento cruciale di riconoscimento reciproco e di alleanza strategica interregionale, non solo a difesa del territorio, ma capace in prospettiva di invertire la rotta, di segnare il passo di un fututro fondato su una scienza a servizio dei bisogni sociali e non asservita agli interessi di pochi monopoli!
E'  per questo che ci e’ sembrato piu’ “naturale” invitare tutte e tutti in Basilicata; nella terra al centro dei volumi produttivi di petrolio e gas piu’ consistenti in terraferma in Europa; nella terra al centro del “memorandum” e dell’art 16; nella terra dove l’acqua che disseta altre regioni e’ gia’ sporca di idrocarburi; nella terra della Val Basento, dove a fine anni ’50 Enrico Mattei lancio’ con le estrazioni l’appello al ritorno per gli emigrati straccioni e dove oggi la societa’ russa “Geogastock” attende di riempire di gas russo i vecchi caveau.

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