Per la moratoria delle estrazioni a mare ed a terra

Garantire la salute, l'ambiente, il territorio, le economie delle comunità

No al massimo sfruttamento delle risorse

Per la fuoriuscita dalla economia degli idrocarburi

No alla privatizzazione delle risorse energetiche

che regala a pochi le ricchezze e lascia devastazioni e rischi ambientali

Per un uso sostenibile del territorio

le energie rinnovabili al servizio di un'economia dei beni comuni

Per il diritto sovrano a decidere

no ai modelli autoritari della liberalizzazione delle risorse

mercoledì 17 settembre 2014

Decreto "DistruggItalia" - Serve mobilitazione

Di seguito il comunicato preparato per la conferenza stampa che alcune associazioni hanno tenuto ieri mattina a Pescara.

Associazione Nuovo Senso Civico
Comitato NoTriv Abruzzo
Forum Abruzzese Movimenti per l'Acqua
Comitato gestione partecipata del territorio di Bomba
Comitati Cittadini di Salvaguardia dell'Ambiente
Zona ventidue S. Vito

Comunicato stampa del 16/09/2014

DECRETO “SBLOCCA L'ITALIA”...DISTRUGGENDO IL BELPAESE E L'ABRUZZO.
DOBBIAMO E POSSIAMO FERMARLO!
SERVE LA MOBILITAZIONE DELLA COMUNITA' ABRUZZESE
Il Governo Renzi nel cosiddetto Decreto “Sbocca Italia – Italia fossile” sancisce la trasformazione dell'Abruzzo con la deriva petrolifera segnandone il futuro per i prossimi decenni con inquinamento, arretratezza e sottosviluppo. Nei prossimi due mesi dovrà essere convertito in Legge dal Parlamento: dobbiamo fermare questo scempio mobilitandoci per il nostro mare e per la nostra terra.
Nel Decreto si fa esplicito riferimento all'applicazione concreta della Strategia Energetica Nazionale che prevede la trasformazione dell'Abruzzo in un distretto minerario per gli idrocarburi. Tale Strategia è stata voluta da un governo non eletto presieduto da Monti, con il ministro Passera, lo stesso che ha fortemente voluto la riduzione dei divieti per le trivellazione nel limite delle 12 miglia marine, riesumando progetti petroliferi come Ombrina, Elsa e Rospo Mare. Il Decreto anticipa la riforma della Costituzione con l'accentramento del potere a Roma nell'esecutivo senza alcun ruolo per i cittadini e i territori.
Una concezione antidemocratica che è ben visibile leggendo questo Decreto che prevede:
-il riconoscimento del carattere strategico praticamente di ogni infrastruttura legata agli idrocarburi: gassificatori, gasdotti, stoccaggi di gas nel sottosuolo, attività di prospezione e sfruttamento di giacimenti di idrocarburi, Qualsiasi norma inserita in un piano per la tutela paesaggistica e ambientale (ad esempio un piano di un parco nazionale) potrà essere superata per la realizzazione dei gasdotti.
-la realizzazione di queste attività con procedure di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità con tanto di apposizione di vincolo preordinato all'esproprio dei terreni.
-il titolo concessorio sarà unico, mentre ora i titoli sono due: permesso di ricerca e concessione di coltivazione. Un grande favore alle multinazionali che, una volta individuato un giacimento, potranno reclamare "un diritto acquisito" per lo sfruttamento del patrimonio dello Stato.
-tutte le procedure di Valutazione di Impatto Ambientale per le attività di ricerca, prospezione ed estrazione in terraferma saranno sottratte alle regioni e assegnate allo Stato, con conseguente accentramento dei poteri a discapito del diritto dei cittadini che abitano su territorio di far sentire la propria voce.
-la possibilità di autorizzare con pochissimi studi a supporto attività di estrazione "sperimentali" in mare nelle aree a confine con altri paesi, per 5 anni rinnovabili per altri 5. In un mare chiuso come l'Adriatico, fonte di reddito per milioni di italiani, e in zone a fortissimo rischio di subsidenza, invece di garantire il livello massimo di protezione dell'ambiente si da il via libera con sufficienza allo sfruttamento degli idrocarburi.
Gli allarmi sui cambiamenti climatici causati dalle emissioni dell'economia del petrolio sono ormai quotidiani ma il Governo pensa ad aumentare la produzione di idrocarburi e non a uscire dalla dipendenza energetica assicurando la produzione dell'energia da sole, acqua e vento.
Il Governo condanna l'Abruzzo all'arretratezza connessa ad un'economia del passato, “fossile” appunto, lanciando la nostra Terra su un binario ormai morto dell'economia. I consumi di petrolio per la mobilità possono essere ridotti ed azzerati a breve, con l'avvento delle auto ibride ed elettriche che stanno avendo un boom e che entro sei anni diventeranno concorrenziali. Le regioni, come la Basilicata, che da decenni hanno visto sorgere impianti petroliferi e aumentare l'inquinamento, hanno un'economia ferma, con disoccupati alle stelle ed emigrazione continua. Già oggi l'Abruzzo è su un altro percorso e, oltre ad aver puntato sui parchi, consuma il 60% dell'energia elettrica da fonti rinnovabili.
Si arriva al paradosso che le produzioni viti-vinicole, il paesaggio della costa dei trabocchi e in generale il nostro territorio e i tanti impianti e lavorazioni che non provocano inquinamento, compresi quelli per la produzione energetica da fonti rinnovabili, e su cui si fonda la nostra economia non sono attività strategiche a norma di legge mentre lo sono i pozzi e l'economia del petrolio che sono causa dei cambiamenti climatici e di un pesante inquinamento e su cui fanno grandi profitti poche multinazionali.
I comitati lanciano quindi un appello all'intera comunità abruzzese affinché si mobiliti con tutte le sue forze e componenti per evitare che la Regione Verde d'Europa abbia per decenni un futuro nero petrolio.
Alle associazioni, comitati, categorie sociali ed economiche, alle istituzioni e alle diocesi chiediamo di aderire alla mobilitazione attivandosi ognuno secondo le proprie forze e modalità organizzative e comunicative. Il Decreto sarà esaminato dal Parlamento nelle prossime settimane e dalla sua pubblicazione vi sono due mesi di tempo per la conversione in Legge. Scaduto questo termine il Decreto decade.
Noi Comitati ci impegniamo a:
-realizzare incontri capillari sul territorio per illustrare i contenuti del Decreto alla popolazione;
-ad organizzare sit-in e blitz in momenti pubblici;
-ad attivare una petizione per raccogliere le firme per la modifica della Strategia Energetica Nazionale e per una riforma della Costituzione rispettosa dei diritti dei territori;
-ad organizzare un momento di incontro pubblico con i rappresentanti alla Camera nella Commissione Ambiente;
-contattare gli altri comitati che nelle altre regioni si stanno mobilitando contro il Decreto per organizzare la mobilitazione a livello nazionale, visto che, tra l'altro, contiene un elenco lunghissimo di scelte scellerate per l'ambiente e la salute, dagli inceneritori alle norme sull'acqua, dalle grandi opere – grandi affari alle bonifiche.
Al Consiglio regionale e al Presidente della Regione Luciano D'Alfonso chiediamo:
-la convocazione immediata di un Consiglio regionale straordinario con il quale si prendano le distanze dai contenuti del Decreto in materia e si chieda al Parlamento di non convertirlo in legge;
-il supporto alle forme di lotta dei cittadini con prese di posizione chiare sul Decreto sia dal punto di vista mediatico che nelle sedi istituzionali nonché la partecipazione alle iniziative di contrasto.
Ai parlamentari chiediamo:
-di opporsi alla conversione in legge del decreto votando no anche in caso di apposizione della questione di fiducia da parte el Governo, perché non si può svendere il territorio abruzzese e la sua economia per decenni.
Agli enti e alle istituzioni chiediamo:
-di votare e trasmettere al Governo e al parlamento ordini del giorno, delibere e atti contrari al decreto nonché di sostenere le iniziative che i cittadini e i movimenti metteranno in campo.

Il testo completo del Decreto (gli articoli che riguardano gli idrocarburi sono gli Artt.36,37 e 38):

domenica 31 agosto 2014

Documento del coordinamento NO TRIV Un pozzo di dubbi

Pubblichiamo da L'altra Molfetta (leggi articolo originale)


31/08/2014   Questo è il documento collettivo che stiamo condividendo con singoli e gruppi organizzati rispetto a quanto sta avvenendo in Puglia dopo le quattro richieste della Global Petroleum Limited. Abbiamo inviato questo documento al CAMPEGGIO NO TRIV che si tiene in questi giorni a Morcone (BN) in modo da cercare un confronto con i comitati , i coordinamenti No Triv ed i singoli lì presenti e nella volontà di allargare la base, aumentare le conoscenze comuni e sviluppare massa critica utile in questo momento storico a riaffermare l'autodeterminazione dei territori nelle scelte politiche, ambientali ed economiche. 

Apprendiamo dal sito del Ministero dell’Ambiente che la Global Petroleum Limited ha avanzato ben 4 istanze per ricerche di giacimenti di idrocarburi nel mar Adriatico. L’area interessata, complessivamente di oltre 700 km2, è quella compresa tra i territori di Molfetta e Brindisi. Pensiamo sia superfluo sottolineare che coinvolge comunità da sempre basate su pesca e turismo. 
Per questo eventuali permessi concessi dal governo segnerebbero una violenza evidente nei confronti di tali territori. Vogliamo evidenziare che le analisi esplorative utilizzate dalla multinazionale del petrolio per cercare eventuali giacimenti petroliferi sono estremamente impattanti sull’ambiente. 
Ci sono inchieste e studi che denunciano come l’utilizzo della tecnica “Air-gun” (consistente nello “sparare” a grande velocità aria compressa sul fondale provocando vere e proprie esplosioni) risulti dannosa per molte specie marine. Secondo la prof.ssa Rita D’Orsogna, fisico e ricercatrice presso diverse importanti università statunitensi, queste ispezioni sismiche provocano ingenti danni alla pesca ed alla flora marina. Non si esclude che l’enorme pressione delle onde sonore generate possa avere effetti destabilizzanti sul delicato equilibrio marino. Uno studio della stessa D’Orsogna prova la pericolosità delle tecniche air – gun e del fatto che le stesse possano contribuire sia alla perdita dell’orientamento con conseguente spiaggiamento delle balene sia arrecando ingenti danni, derivanti dalle ispezioni sismiche attuate con la suddetta procedura, a zifi, delfini e capodogli, presenti in gran numero nelle acque delle zona interessata dalle quattro richieste. Ricordiamo a questo proposito gli oltre 50delfini piaggiati lungo le nostre coste negli ultimi tre anni. 

Ci chiediamo che effetto possa produrre, per esempio, nelle acque al largo di Molfetta e Giovinazzo, risaputamente sature di ordigni bellici affondati lì dopo la bonifica del porto di Bari, dopo il bombardamento del 2 dicembre 1943, e delle bombe inesplose della guerra del Kosovo rilasciate nella stessa area. Ci lasciano esterrefatti le parole del Ministro all’Ambiente (sic!) Gianluca Galletti che sostiene “l’opportunità offerta dal petrolio” e accoglie a braccia aperte le trivellazioni nel nostro mare. Eppure basterebbe scorgere cosa è avvenuto e avviene in altre regioni a noi vicine a causa del petrolio per capire che sarebbe molto meglio farne a meno. In Emilia Romagna la regione ha commissionato uno studio, prodotto dalla commissione Ichese, che ha sottolineato la possibile relazione tra le attività di trivellazione e le potenti scosse sismiche che hanno duramente colpito la provincia emiliana nel 2012. In un passaggio della relazione finale si dice: “La pagina 47, con le conclusioni di questo capitolo è estremamente rilevante. Al primo punto si afferma che l’estrazione e/o l’iniezione di fluidi nei giacimenti di idrocarburi possono, in determinate circostanze, indurre o scatenare attività sismica”. Al secondo punto dice: “Diversi rapporti autorevoli descrivono casi ben studiati dove l’estrazione e/o l’iniezione di fluidi nei giacimenti di idrocarburi o geotermici è stato associato al verificarsi di terremoti, di magnitudo superiore a 5. E’ difficile, a volte impossibile, utilizzare il termine provata per questi casi (…). Esistono comunque alcuni casi in cui l’attività sismica è stata associata a re – iniezione di acqua di processo nello stesso serbatoio dal quale è stato estratto olio o gas”. A seguito di tale relazione sono stati revocati i permessi per le nuove istanze di estrazione. Ma per smontare tutte le mistificazioni rispetto ai grandi vantaggi di cui il petrolio è portatore basta spostarsi di qualche chilometro, in Basilicata. Quando in Lucania, venti anni fa, si scoprì il petrolio, tutti i politici locali e nazionali accolsero la novità urlando che la popolazione si sarebbe arricchita e sarebbe piovuto lavoro per tutti. Dopo vent’anni ci troviamo di fronte allo stupro di un territorio ricco di storia e natura, dovendo evidenziare che gli unici ad essersi arricchiti sono stati i petrolieri. Infatti, secondo l’Istat la Basilicata è la regione più povera d'Italia. La popolazione sta diminuendo a vista d’occhio: sono oltre 3000 all’anno i giovani che lasciano la regione per emigrare altrove. 

I dati della Cgil denunciano un tasso di disoccupazione costantemente in crescita: «Nella sola Val d'Agri (dove è più intensa l'attività dei petrolieri) ci sono 8 mila persone tra disoccupati e inoccupati». Ma la vera beffa riguarda le royalties (in Italia pari appena al 4% del profitto globale delle multinazionali per le estrazioni in mare e del 10% per quelle sulla terraferma). A fronte dei 141 milioni di euro che hanno portato al Pil regionale, le stesse hanno determinato l'uscita della Basilicata dai fondi UE per l'obiettivo 1, perdendo così finanziamenti europei per circa 320 milioni di euro. Ma non basta! Ci sono anche l’inquinamento ed i danni permanenti causati al territorio. La Basilicata ha una percentuale di morti per tumore più alta della media nazionale (dati dell'Associazione Italiana Registro Tumori) e le aziende agricole si sono dimezzate nell'arco di 10 anni (dati Confederazione Italiana Agricoltori). Secondo i dati della Commissione Bicamerale sul Ciclo dei rifiuti le attività di estrazione hanno inoltre prodotto oltre 400 siti contaminati. Gli studi della Prof.ssa Albina Colella ci allarmano riguardo le condizioni di salute dell’invaso del Pertusillo, nella Val d’Agri, fonte di acqua potabile anche per molti comuni pugliesi. Le analisi hanno mostrato una consistente presenza di idrocarburi (oltre i valori consentiti dall’Istituto della Sanità) e addirittura di metalli pesanti (forse derivanti dalle sostanze lubrificanti che si usano per le trivelle). A questo proposito vogliamo ricordare che Eni, Shell e Total finanziano parte dell’attività didattica dell’Università della Basilicata, come seminari, convegni, borse di studio e assegni di ricerca, proprio nell’ambito dello studio geologico del territorio lucano specificatamente in correlazione alla attività estrattiva. Dato l’evidente conflitto di interessi, ci chiediamo quanto possano essere credibili tali studi ed analisi. Vale la pena sottolineare, tra le famigerate “riforme” che il governo Renzi vorrebbe portare a casa con la stampella della destra, la modifica del Titolo V della Costituzione che esautorerebbe Regioni ed Enti Locali da ogni intervento in merito alle politiche di tutela ambientale e di sviluppo energetico. Alla luce di tutto questo, e tanto altro, ci opporremo con tutte le forze a questa follia, figlia di un sistema economico capitalista e di una produzione energetica che garantiscono i profitti delle solite lobby, calpestando il diritto all’autodeterminazione di ogni comunità e distruggendo i beni comuni e le nostre vite. Cercheremo un fronte comune, costruito dal basso, con chi, in Puglia e non solo, voglia condividere questa lotta in difesa del proprio territorio. 

Saremo nelle piazze ad informare la gente ed al contempo fuori dai palazzi a pretendere che le istituzioni tutelino per davvero il nostro diritto alla salute. Da un lato quindi esortiamo chiunque ne abbia voglia a mettersi in rete e a dar vita nelle proprie realtà ad incontri, dibattiti o qualsiasi altra forma d’informazione rispetto a quanto sta avvenendo e dall’altro chiediamo a gran voce alle istituzioni locali di prendere una posizione netta, al di là delle sterili dichiarazioni sui media o sui social network, contro le trivellazioni in Adriatico, magari partendo, nel caso occorra, dalla modifica dello statuto comunale e/o dal ricorso al principio di precauzione. Chiediamo inoltre, a chiunque sia in possesso delle competenze necessarie, di farci pervenire ogni tipo di contributo che faccia chiarezza sui rischi legati alle quattro istanze della Global Petroleum Limited. Le trivelle non piovono da sole dal cielo! Sono il frutto di semplici e precise scelte politiche. I sindaci delle nostre città, i presidenti delle nostre Province e Regioni fanno parte o sono alleati dei partiti che sono al governo e che oggi scelgono di svendere il nostro territorio. Nessuno accampi scuse di non competenza ma piuttosto ci si prenda le dovute responsabilità politiche. 

Coordinamento No Triv Terra di Bari 

INFO E ADESIONI : 
notriv.molfetta@gmail.com 

https://www.facebook.com/notrivmolfetta 

http://notriv-terradibari.blogspot.it

di redazione@laltramolfetta.it    

SOLIDARIETA’ A GIANNI FABBRIS E AD ALTRAGRICOLTURA

Apprendiamo con grande soddisfazione che Gianni Fabbris è tornato ad esercitare il ruolo di coordinatore  nazionale di Altragricoltura, tenendo una conferenza stampa a Matera all'indomani della revoca dell'obbligo di dimora a Policoro.

Gianni è stato infatti raggiunto giovedì 21 Agosto scorso da un provvedimento della Procura di Matera, che gli vietava di lasciare la sua città di residenza, Policoro (Matera), con l’accusa di aver impedito più volte l’ingresso ai nuovi proprietari nell’azienda espropriata all’allevatore Leonardo Conte, venduta all’asta ad un suo vicino. Il provvedimento, preceduto dalla richiesta della stessa Procura, ma rigettata dal giudice, di arresti domiciliari, si è accompagnato a perquisizioni domiciliari e ad ulteriori incredibili e durissime accuse.

Le battaglie di Altragricoltura nel Metapontino sono battaglie di natura contemporaneamente sindacale, politica, culturale, in quanto opponendosi al racket speculativo mafioso che agisce ai danni di agricoltori ed allevatori spingendo al limite estremo la condizione di disagio economico aggravate dalla crisi in atto, esprimono la valenza della restituzione di una prospettiva di dignità, di giustizia, di reddito, passando per l’organizzazione di forme di resistenza necessarie, quali appunto l’organizzazione di picchettaggi e di presidi per opporsi alla svendita all’asta ed allo sciacallaggio giudiziario.

Ricordiamo che Altragricoltura di Basilicata è soggetto cofondatore del Coordinamento Nazionale No Triv, quando nella calura del 14 e 15 Luglio 2012 a Pisticci Scalo venivano ripuliti dai rifiuti ed arati oltre due ettari di terre del demanio, si mettevano a coltura alcune piante di olivo, per restituire simbolicamente agli abitanti del vicino quartiere ex Enichem il diritto alla terra ed alla sovranità alimentare contro gli effetti di oltre 50 anni di devastazione chimica e contro la mostruosità dell’impianto di trattamento reflui petroliferi “Tecnoparco” .

E’ evidente che la schiacciante prova di forza messa in atto dalle multinazionali petrolifere e la conseguente subordinazione servile che qualifica l’atteggiamento della classe dirigente lucana, sposta violentemente l’asse di interesse a discapito dell’agricoltura; uccide il valore d’uso, calpesta le stesse prerogative sindacali.

Per una stagione di nuove lotte capaci di riscattare accanto alle ragioni di agricoltori quelle dei lavoratori, dei senza reddito, dell’ambiente, salutiamo con un caloroso abbraccio.

Coordinamento Nazionale No Triv


30 Agosto 2014

sabato 30 agosto 2014

Via libera a Tap, Potì: “Silenzio assordante della politica”

Pubblichiamo da Trnews (leggi articolo originale)

LECCE- “La politica si assuma le sue responsabilità ed ora dica chiaramente come la pensa sul gasdotto Tap”. È categorico il sindaco di Melendugno Marco Potì che alla luce del parere favorevole della commissione del ministero dell’ambiente al progetto della Tap, chiede ai parlamentari salentini, al consiglio regionale che sino ad ora non ha preso una posizione, a tutti i candidati alle prossime elezioni regionali, come si esprimerebbero se fossero al posto di Vendola. Emiliano, Minervini, Stefano, Schittuli, i nomi in campo per le prossime regionali hanno il dovere, dice il sindaco di Melendugno, di rendere chiara la propria posizione. Perché la battaglia che coinvolge un intero territorio, quello salentino, è anche politica. l’Autorizzazione Unica che rilascerà il Ministero dello Sviluppo Economico dovrà essere seguita dall’ autorizzazione della Regione Puglia, che potrà negarla. Un parere vincolante al 50% con quello del ministero e quindi decisivo. Il senatore Dario Stefàno la sua posizione la esprime in un comunicato: “Il parere positivo al progetto Tap espresso a Roma, dice, è un fatto gravissimo. Ritenere un’opera strategica è un conto, ignorare le motivazioni espresse dalla Regione, così come tutte le ipotesi di localizzazione alternative a San Foca, ventilate da TAP, è altro. Significa considerare irrilevanti e marginali obiezioni motivazioni tecniche, ambientali, politiche Rispetto alle quali io mi sento fortemente in sintonia”. Il Salento contro il governo, quindi, muro contro muro, in una battaglia che si accende anche sulle dichiarazioni di Matteo Renzi che annuncia la sua prossima partenza , il 20 settembre, per Baku per sancire il via libera al Tap, che oggi, per il combinato disposto della Via e del decreto legge, sottolinea il primo ministro, è definitivamente sbloccato”,una doccia fredda anche per il Comitato No Tap che prudentemente decide di attendere, insieme al sindaco Potì, il documento ufficiale per leggere le motivazioni e certo non considera quest’ultimo passaggio politico come una sconfitta. l’iter è ancora lungo. Al parere tecnico dovrà seguire il passaggio politico, in cui i Ministri dell’Ambiente e dei Beni Culturali dovranno firmare il decreto interministeriale di compatibilità ambientale, poi il passaggio del l’Autorizzazione Unica da parte del Ministero dello Sviluppo Economico d’intesa con la Regione Puglia, che potrà, a quel punto, negarla. Ma al di là del percorso burocratico che seguirà, quello che emerge, in questi momenti, è amarezza e rammarico. La voce del territorio sembra essere stata ignorata del tutto: la gente che ha sostenuto e partecipato a titolo volontario, ad uno studio capillare del progetto, esprimendo un NO motivato alla TAP attraverso le osservazioni inviate alla regione e al ministero, 30 comuni salentini hanno deliberato la propria contrarietà, la stessa Regione Puglia ha confermato il proprio NO tecnico. Senza considerare il grande movimento di opinione che ha coinvolto cittadini comuni e tantissimi artisti che quest’estate hanno boicottato eventi sponsorizzati da Tap. La battaglia continua quindi e l’appello a non arrendersi arriva da più parti. “Non ci lasceremo abbattere-dice il presidente del Movimento Regione Salento Paolo Pagliaro- Renzi violenta la volontà dei cittadini salentini. Il Salento non si tocca, non e’ terra di conquista e non si lascerà distruggere per fare un favore ai colossi internazionali”. “Aspettiamo di leggere i documenti, dice Potì , soprattutto quelli che riguardano il punto di approdo . Siamo certi che la procedura non sia stata regolare: Ha avuto inizio nel 2012, il progetto è cambiato in corso d opera , mancano pareri fondamentali. La nostra battaglia continuerà anche di fronte al Tar e al consiglio di stato, dice potì, ma ora i nostri politici facciano la loro parte”.

mercoledì 13 agosto 2014

TERREMOTO IN BASILICATA. MEDITERRANEO NO TRIV CHIEDE LA COSTITUZIONE DI UNA COMMISSIONE D’INDAGINE COSTITUITA DA ESPERTI

Le scosse di terremoto avvertite in Basilicata in questi giorni, e localizzate dalla Rete Sismica Nazionale dell’INGV nella Piana di Metaponto con epicentro tra ferrandina e craco, di magnitudo 3..7 della scala Richer hanno creato allarme e preoccupazione nella popolazione.Uno sciame sismico è da qualche tempo registrato anche nella zona del Pollino.Mediterraneo no triv chiede di tenere alta l’attenzione sulla questione e di non sottovalutare nessun aspetto.La Basilicata ci sono pozzi per l’estrazione del petrolio e del gas.Esistono delle correlazioni tra l’estrazione d’idrocarburi e i terremoti registrati negli ultimi anni ?A questa domanda non possiamo certo rispondere noi. Tuttavia, gli enti e le istituzioni che hanno l’obbligo di garantire la sicurezza e l’incolumità dei cittadini, hanno l’obbligo non solo di vigilare e monitorare la sismicità del territorio ma soprattutto, il dovere di individuare le cause dei terremoti.E’ per questo motivo che il comitato chiede la costituzione di una commissione d’indagine costituita da esperti e scienziati al fine di studiare il fenomeno degli sciami sismici registrati in Basilicata.Quali sono le cause e i fattori scatenanti?Inoltre, in caso di attività sismica di forte intensità e potenzialmente distruttiva, esiste un piano di emergenza per garantire la sicurezza della popolazione che vive e lavora nei pressi dei pozzi di estrazione di gas e di petrolio?Sono domande che, per l’importanza degli interessi coinvolti, impongono immediate e puntuali risposte.

Comitato Mediterraneo no triv

domenica 10 agosto 2014

Dal coordinamento nazionale No TRIV di Crotone

Documento di Crotone (emesso prima della votazione dell'8 agosto)

In difesa della Costituzione, della Democrazia, dei Territori

È in corso un attacco alla nostra Costituzione, alla nostra democrazia, ai nostri territori.
Il quadro complessivo delle riforme costituzionali, unitamente alla riforma della legge elettorale, delinea una svolta autoritaria, che vanifica il sistema delle garanzie costituzionali e lascia presagire uno scenario istituzionale, a seguito del quale i cittadini avranno meno capacità decisionale.

Noi non siamo contrari ad una ipotesi di revisione della Costituzione, ma siamo contrari a questa revisione, che compromette la democrazia, minandola negli organi di rappresentanza territoriale, e che favorisce la blindatura della casta partitica in Parlamento.
Il disegno di legge di revisione costituzionale attualmente in discussione interviene principalmente su due questioni: il bicameralismo e l’assetto delle competenze legislative dello Stato e delle Regioni. Si tratta di due questioni strettamente connesse.

Il riordino delle competenze legislative previsto andrà a vantaggio dello Stato e a sicuro detrimento del ruolo delle Regioni. Se la riforma vedrà la luce, lo Stato potrà ergersi adecisore unico delle sorti dell’ordinamento locale, dei beni culturali e paesaggistici, delturismo, dell’energia, del governo del territorio, delle infrastrutture strategiche e di altre materie ancora.
La ratio sottesa alla proposta è quella di impedire che le Regioni possano in futuro legiferare su tali materie, partecipare ai procedimenti amministrativi, sostenereproposte alternative equo-sostenibili, opporsi alla realizzazione di numerosi progetti (come le grandi opere inutili e le infrastrutture strategiche), che le collettività locali e regionali contestano da tempo, per le evidenti implicazioni che hanno sui beni comuni e, in primo luogo, sulle risorse naturali.
È sufficiente pensare alla materia energetica.
Sebbene la riforma costituzionale del 2001 abbia attribuito l’energia alla competenza concorrente dello Stato e della Regione, la Corte costituzionale ha da tempo sostenuto che lo Stato possa sì disciplinare per intero la materia in presenza di interessi di carattere unitario, ma a condizione che alle Regioni sia lasciata la possibilità di esprimersi sulle scelte energetiche effettuate a Roma attraverso lo strumento dell’intesa. L’intesa della Regione si configura, infatti, come una sorta di compensazione per la “perdita” di competenza dovuta alla decisione dello Stato di attrarre a sé la competenza sulla materia energetica. Con il disegno di legge di revisione costituzionale questa (implicita) garanzia verrà, invece, meno. In questo modo, i progetti energetici potrebbero non richiedere più l’assenso della Regione.
Si pensi alla miriade di progetti petroliferi che il Governo ha in serbo di realizzare inBasilicata, in Abruzzo, in Sicilia, in Puglia o in Campania: in questi e in altri casi lo Stato farà sicuramente da sé.

Lo stesso può dirsi perle materie che residueranno in capo alle Regioni, posto che in ogni tempo lo Stato potrà esercitare la specialissima prerogativa che la riforma gli riserva: quella di privare la Regione della possibilità di legiferare anche nelle materie residuali solo perché così piace allo Stato, e cioè “quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale”.

D’altra parte, il duro colpo che alla democrazia regionale e locale verrà inferto non potrà trovare rimedio neppure attraverso la partecipazione delle Regioni e dei Comuni in seno alnuovo Senato. Nonostante, infatti,che il nuovo art.57 Cost dichiari che i senatori rappresentano le “istituzioni territoriali”, le modalità di elezione individuate (attraverso i Consigli regionali) e il limitato numero di seggi a disposizione di ciascuna Regione (da attribuire “in ragione dei voti espressi e della composizione di ciascun Consiglio”) finiranno, nei fatti, per favorire la presenza in seno al Senato dei partiti più grandi e rafforzare finanche l’egemonia degli stessi nella Camera dei Deputati, agevolati, in questo, da una legge elettorale in corso di approvazione profondamente ingiusta e antidemocratica.

Al grave colpo inferto alla democrazia rappresentativa si aggiunge, infine, la riduzione degli spazi di democrazia diretta e partecipativa, attraverso l’innalzamento delle firme necessarie per la richiesta del referendum abrogativo (da 500.000 a 800.000) e per la presentazione delle leggi di iniziativa popolare (da 50.000 a 250.000).

In conclusione, la riforma costituzionale del Governo Renzi si pone in palese violazione delprincipio autonomistico e del principio democratico, qualificati come principi fondamentali della nostra forma di Stato.Per questa ragione ci opponiamo fermamente alla revisione costituzionale in corso e invitiamo i parlamentari tutti a non votare il disegno di legge e i cittadini  a sostenere le ragioni del nostro dissenso.

A Sud
Alba – ReggioCalabria
Altro Verso
Appello per L’Aquila
Associazione Apca
Associazione Marco Polo
Associazione Paidea
CAST – ComitatoAmbiente Salute Territorio - Abruzzo
Circolo Ibis Crotone
Circolo “PeppinoImpastato” Abruzzo
Circolo “PeppinoImpastato” Sicilia
CircoloValorizzazione Terre pubbliche attraverso le popolazioni locali – Abruzzo
Cittadini liberi e pensanti Taranto
CIUFER
Comitato Abruzzeseper la Difesa dei Beni Comuni
Comitato NOMegacentrale - Guspini – Sardegna
Comitato No Petrolio, Sì Energie Rinnovabili – Puglia
Comitato Viva laCostituzione del Veneto
Coordinamento Nazionale No Triv
Corigliano domani
Fabbricando L’Aquila
Fabbrikandol’Avvenire
Fondazione Capta
Forum Siciliano dei Movimenti per l’acqua
L’Albero Vagabondo –Campania
L.A. Democrazia Atea
Link Bari – Zona Franka
Mediterraneo NO TRIV
No Centrale Biomassa di Sorbo
NO MUOS
No scorie Trisaia– Rotondella
NO TRIV Abruzzo
NO TRIV Basilicata
NO TRIV Calabria
NO TRIV Campania
NO TRIV Puglia
NO TRIV Rossano
NO TRIV Valle delBelice
Rete della conoscenza
Rete Stop Biocidio – Abruzzo
Rete Stop Biocidio -Lazio
San Vito Bene Comune
WWF – Provincia diCrotone
Zona

[1] Il presente documento nascea seguitodell’iniziativa pubblica dal titolo “Difesa dei Beni Comuni e revisione della Costituzione”, tenutasi aCrotone il 12 e il 13 luglio 2014 e promossa dal Coordinamento Nazionale NoTriv.

giovedì 10 luglio 2014

Difesa dei Beni Comuni e revisione della Costituzione

La proposta di revisione del Titolo V della Costituzione avanzata dal Governo in carica finirà per incidere negativamente sugli assetti democratici del nostro Paese. Il riordino delle competenze legislative previsto andrà, infatti, a vantaggio dello Stato – che il disegno di legge individua quale decisore unico delle sorti dell’ordinamento locale, dei beni culturali e paesaggistici, delle attività culturali, del turismo, dell’energia, del governo del territorio, delle infrastrutture strategiche – e a sicuro detrimento del ruolo delle Regioni. La ratio sottesa alla proposta è quella di impedire che le Regioni possano in futuro legiferare su tali materie, partecipare ai procedimenti amministrativi e opporsi alla realizzazione di innumerevoli progetti che le collettività locali e regionali contestano da tempo, per le evidenti implicazioni che hanno sui beni comuni e, in primo luogo, sulle risorse naturali: gli impianti petroliferi, le grandi opere, le infrastrutture strategiche.
È questo il tema principale dell’iniziativa pubblica dal titolo “Difesa dei Beni Comuni e revisione della Costituzione”, che si terrà a Crotone il 12 e il 13 luglio, presso i Giardini di Pitagora, in occasione dell’appuntamento annuale con il Coordinamento Nazionale No Triv.
Durante l’incontro si tratterà anche del problema della petrolizzazione dei nostri mari, della mega frana marina scoperta nello Ionio e dello smantellamento in atto di 5.000 km di rete ferroviaria nazionale (400 dei quali riguardanti la linea ionica), che, emblematico di una certa politica governativa, finisce per colpire duramente il welfare, imponendo il ricorso a taluni modelli di mobilità.
Coloro che saranno presenti potranno svolgere liberamente un breve intervento sui temi proposti.
Durante l’incontro si discuterà anche della possibilità di organizzare, per il prossimo autunno, una manifestazione nazionale in difesa dei Beni Comuni e della Costituzione.

PROGRAMMA:

Sabato, 12 luglio

Ore 17.30 – Iniziativa pubblica su “Difesa dei Beni Comuni e revisione della Costituzione”
Ore 21.00 – Cena sociale

Domenica, 13 luglio

Ore 9.00 – Assemblea del Coordinamento Nazionale No Triv e dei Movimenti presenti
Ore 13.00 - Pranzo

Per info e adesioni:

- fabbrikandolavvenire@libero.it - Pino Greco – 380.3638589
- cagliostro_80@hotmail.it - Salvatore Belfiore
- disalvatoreenzo@hotmail.com - Enzo Di Salvatore
- coordinamentonotriv@gmail.com